Furto d'identità, la Ue segue gli Usa
di Gerardo Costabile - Si moltiplicano i casi di utenti che si vedono addebitare servizi mai richiesti o che risultano intestatari di telefoni mai utilizzati e via dicendo. Ecco come si intende combattere un grave fenomeno in ascesa
09/04/04 - Commenti - Roma - C'era una volta il fratello gemello preparatissimo in matematica per un esame da 30 e lode. Ora, senza fratelli e con l'avvento di internet, c'è la possibilità di creare un vero e proprio "mondo parallelo", un'identità da spendere ad esempio in chat per cercare una "nuova" anima gemella. E non solo. Tom Cruise, dal canto suo, nel film "Minority Report", ci aveva già fatto vedere un probabile futuro beffando il sistema di sorveglianza iridometrico a seguito di un impianto di cornee.
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Gli interessi della gente comune...
l'ID theft E ID
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Dalla realtà alla fantasia: ma non è sempre un gioco.
In Italia non sono in pochi ad aver ricevuto sanzioni amministrative per auto mai comprate o che hanno scoperto di essere intestatari di numeri di telefono cellulare sconosciuti. Questa sottile e strisciante realtà sta facendo capolino anche on line, con l'avvento di sempre più sofisticati sistemi di accreditamento virtuale dove, per accedere ad un servizio o pagare con una carta di credito, paradossalmente è più blanda la verifica dell'identità.
Dall'America il monito, specialmente alle banche e ai servizi di pagamento on line: l'identity theft, ovvero il furto d'identità, è la vera piaga sociale del secolo. Tra i casi più comuni le statistiche evidenziano proprio le frodi con carta di credito, quelle bancarie, documenti falsi al governo per ricevere benefici et similia.
La Federal Trade Commission, il 22 gennaio scorso, ha pubblicato le statistiche in Usa sulle frodi on line, registrando oltre 500.000 denunce durante il 2003, di cui oltre 200.000 sul furto d'identità, con un incremento del 40% rispetto al 2002. Invece il Consumer Sentinel, punto di raccolta delle statistiche d'oltreoceano, ha raggiunto la considerevole cifra di oltre un milione e mezzo di denunce, tra le quali oltre 500.000 casi di ID theft.
Anche in Europa la UE sta organizzando più di una giornata di studio su questo nuovo e sconosciuto, talvolta sottovalutato, fenomeno.
Il 2 febbraio scorso, in seno alla Commissione Europea, il "Forum on the prevention of organised crime" ha cominciato ad affrontare seriamente la problematica. Dai lavori, basati principalmente su informazioni registrate fuori dall'UE (ad esempio in USA, Canada e Australia) ed in Inghilterra, è emerso che tali attività non costituiscono ordinariamente una specifica offesa, ma sono generalmente strumentali per altre azioni illecite. Comunque, in tal senso la Commissione si è fatta promotrice per il 2004 di un nuovo piano d'azione per prevenire e reprimere queste nuove tipologie di illecito. A tal fine infatti sono stati presentati, sempre durante i recenti lavori del Forum, i risultati di un questionario concernente l'analisi della legislazione e delle attività di indagine nello specifico settore negli Stati membri. Ad oggi, solo 8 Stati su 19 interpellati risultano avere una particolare normativa sul furto d'identità, in alcuni casi con specifica indicazione nella stessa Costituzione. Undici paesi, invece, considerano l'ID theft come una parte dell'azione per commettere altri crimini o come una circostanza aggravante di questi ultimi.
Il Forum della Commissione Europea, evidenziando quindi la discordanza tra le leggi degli Stati membri, ha considerato la possibilità di consigliare l'adozione di idonee linee guida europee, al fine anche di ridurre l'impatto di questo nuovo fenomeno. Le procedure comuni dovrebbero asseritamente essere finalizzate al miglioramento della verifica dell'identità, specialmente on line, isolando ed eliminando le vulnerabilità nelle diverse aree a rischio, oltre che registrare i documenti d'identità in un unico database europeo, accessibile sia da tutte le agenzie investigative che da particolari e delicati settori privati (banche, finanziarie, emittenti di carte di credito etc.) Il database, ben protetto, dovrebbe contenere, secondo gli esperti europei, copia di tutti i documenti originali rilasciati nell'Unione Europea.
Ma cosa dice la legge in Italia? L'illecito, infatti, nonostante l'evoluzione tecnologica, di certo non è cambiato: tale comportamento integra principalmente il reato di sostituzione di persona, previsto dall'art. 494 del Codice Penale, che punisce, con la reclusione fino ad un anno, chi "induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria alla altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici".
A questo si sommano eventuali altri reati ben più gravi, come ad esempio la frode informatica ex art 640 ter del Codice Penale oppure l'articolo 12 della legge 197 del 1991, per cui chi "al fine di trarne profitto per sé o per altri indebitamente utilizza non essendone titolare, carte di credito o di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o all'acquisto di beni o alla prestazione di servizi, é punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 300 a 1.500 euro".
A questo punto nasce spontanea una riflessione: non sarebbe il caso, dopo aver offerto tutela giuridica ad onore, domicilio, falso e dati personali, di elevare ad un rango superiore la tutela dell'identità, in quanto paradossalmente vivere in parallelo la vita di un altro può essere meno grave di un furto al supermercato?
dott. Gerardo Costabile
Iacis Member